Disturbi d'ansia

Curare ansia Firenze

Ansia e paura sono emozioni che hanno sempre accompagnato l’uomo nella sua evoluzione.La parola “ansia” deriva dal termine latino “anxius” che significa affannoso, inquieto e la radice di questo termine è quella del verbo latino “angere” che vuol dire stringere, soffocare.

Esiste unanime accordo tra ricercatori e clinici nel considerare l’ansia un fenomeno multidimensionale con componenti fisiologiche, comportamentali e cognitive. Infatti, si caratterizza come una condizione di tensione che si manifesta con timore, apprensione, attesa inquieta e, spesso con una serie di correlati fisiologici come tremori, sudorazione, palpitazioni, senso di affaticamento, difficoltà a respirare normalmente, ma anche giramenti di testa e paura di morire o di impazzire.

Il 5 per cento degli italiani che non hanno mai incontrato uno psicologo, hanno avuto durante la vita almeno un episodio di crisi d'ansia e di tutta la popolazione italiana ben il 3,5 per cento delle persone (uomini e donne) rischiano di ammalarsi di attacchi di panico

Perché soffro d’ansia?

Di per sé l'ansia è una difesa naturale specie-specifica di all'erta davanti al pericolo; infatti il corpo umano è “predisposto” all'attacco e fuga” ogni qual volta il Sistema Nervoso Periferico invii segnali di pericolo (= “trasduzione dell'informazione”) al Sistema Nervoso Centrale, il quale – a sua volta – risponderà al segnale con la preparazione dell'Apparato Muscolare (per l'attivazione dei motoneuroni) e di quello Endocrino (per il rilascio dei neurotrasmettitori specifici (catecolamine tipo Norepinefina e Acetilcolina).

Tale risposta sarà soggettivamente variabile per intensità in base alla considerazione aspetti cognitivi ed emotivi tipici dell'individuo.

Le reazioni d’ansia non si scatenano soltanto quando la situazione minacciosa mette a repentaglio la nostra incolumità fisica, ma anche in una gran quantità di situazioni in cui la fonte di pericolo non può essere affrontata adeguatamente con un attacco o con una fuga. Si pensi, ad esempio, a un esame o a una prestazione pubblica in campo scolastico, sportivo o lavorativo oppure alla conversazione con una persona di status molto elevato. Tutti questi casi non comportano un rischio che possa essere affrontato adeguatamente aggredendo o fuggendo, in quanto il nostro obiettivo non è salvare la vita. In ognuna di queste situazioni, invece, per raggiungere determinati obiettivi dobbiamo usare una serie di raffinate e complesse abilità cognitive, emotive, sociali e comunicative che vengono ostacolate quando l’ansia è eccessiva. Benché l’ansia sia parte della natura umana e benché tutti provino ansia in varie circostanze della vita, una certa dose di ansia accompagna ogni esperienza nuova, per alcune persone questa emozione può diventare un problema, ostacolando il raggiungimento degli obiettivi personali. La reazione d’ansia diventa disfunzionale, cioè patologica quando il livello d’intensità raggiunto dall’individuo non è proporzionato all’entità della situazione minacciosa e quando non esiste più un reale pericolo. In queste circostanze, si assiste ad un’attivazione emotiva che è eccessiva per quanto riguarda la frequenza con cui si verifica, l’intensità con cui si manifesta e la durata.

Le emozioni sono una conseguenza dei pensieri. Se formuliamo pensieri razionali, realistici e adattivi, proviamo emozioni funzionali, se pensiamo invece in modo irrazionale e disadattivo proviamo emozioni disfunzionali, come appunto l'ansia. È il paradigma da cui partire per affrontare i disturbi di attacchi di panico, secondo il modello cognitivo-comportamentale. Ad esempio, nell’attacco di panico in cui la persona è portata a interpretare erroneamente le proprie sensazioni corporee come segnali di un’imminente disgrazia, predominano la valutazione e le assunzioni circa la natura minacciosa dei sintomi ansiosi e dei segnali corporei (ad es., “Ho il respiro più affannoso, il cuore mi batte troppo…mi sta venendo un attacco di cuore”).

È stato dimostrato che la psicoterapia è più efficace di ogni altro tipo di terapia da sola nell'alleviare i disturbi dell'ansia e ridurre le sue conseguenze sull'organismo. Secondo i risultati della ricerca scientifica, la terapia cognitivo-comportamentale è la più indicata per i disturbi d’ansia . Il trattamento cognitivo-comportamentale ha l’obiettivo di modificare il comportamento e l’assetto cognitivo del paziente e ciò viene raggiunto tramite l’uso combinato di tecniche cognitive e comportamentali. Le tecniche cognitive hanno il compito di identificare i pensieri automatici negativi e le cognizioni disfunzionali per mezzo di ricordi, role playing, immaginazione, diari e questionari. La conoscenza guidata è usata per determinare il significato e la natura dei pensieri e delle interpretazioni automatiche e per evidenziare e definire le credenze sottostanti. Le credenze e le convinzioni nei pensieri disfunzionali vengono modificate attraverso un approccio empirico, che coinvolge modalità quali: mettere in discussione i contenuti di pensiero, esaminare contro-evidenze, cercare spiegazioni alternative, usare processi educativi e strategie per combattere gli errori cognitivi. Le tecniche comportamentali vengono impiegate talvolta per una modificazione diretta dei sintomi, alcune delle strategie più utilizzate sono: esperimenti di esposizione ai propri sintomi, organizzazione e monitoraggio delle attività, manipolazione dei comportamenti protettivi e induzione dei sintomi. Tuttavia, l’uso principale delle tecniche comportamentali, mediante situazioni sperimentali create ad hoc, è di mettere alla prova le credenze dei pazienti.

L'ansia è una compagna di vita sempre più diffusa, ma liberarsene non è difficile come sembra. L'importante è sapere come agire per affrontare e superare la crisi,  seguendo alcuni consigli, e imparare a conoscere le proprie emozioni.


Articolo a cura della
Dott.ssa Francesca Birello
Psicologa e Psicoterapeuta a Firenze

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Dr.ssa Francesca Birello

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